Eilà ragazzi ho trovato questo interessante articolo e nn sapevo dove postare...e volevo con voi condividerlo sperando ke nessuno ne soffra...anke se mi sembra assurdo...cioè...nello stadio iniziale dell'attività è logico che uno vedendosi crescere a poco a poco nn può capire qnt sia diventato grosso...ma dp un pò qnd ti sei inspessito tanto ...cazz lo capisci che sei na belva....ma forse bisogna trovarcisi dentro...cmq ecco l'articolo:
E’ stata definita “anoressia inversa” per via dell’analogo e contrario meccanismo con cui si manifesta rispetto a quella “classica”. Anch’essa catalogata tra i disturbi del comportamento alimentare, si manifesta principalmente nei maschi invece che nelle femmine, consiste nell’ossessione di vedersi troppo gracili invece che troppo grassi, ma come per l’anoressia “classica” ha dei risvolti psicologici, che spesso affondano le radici nella propria infanzia. Ad essere oggetto di sfogo del disagio sono gli attrezzi della palestra invece che il cibo.
L’anoressia inversa colpisce di solito giovani uomini patiti della palestra e che, nonostante siano già diventati muscolosi si sottopongono ad estenuanti e pesanti allenamenti in palestra, a diete ferree e iperproteiche e nei casi più gravi all’assunzione di sostanze dopanti come gli steroidi anabolizzanti, allo scopo di accrescere la massa muscolare e assottigliare il più possibile il grasso sotto la pelle.
Mentre l’anoressia “classica” colpisce il 10% delle giovani (ma si manifesta anche in donne adulte e giovanissime) e solo l’1% dei casi è maschile, per l’“anoressia inversa”, a fronte di studi ancora nella fase iniziale e ristretti agli Stati Uniti, si calcola che l’1% di coloro che praticano bodybuilding siano colpiti dalla sindrome. L’anoressia inversa pare essere legata in maniera più stretta alla moda delle palestre, e quindi si tratta di un fenomeno noto agli studiosi solo nell’ultimo decennio.
Chi è colpito da questa particolare sindrome maschile, come per l’anoressia “classica”, non si rende conto di aver raggiunto uno stato patologico, salvo nel momento in cui cominciano i primi guai alla salute che fanno acquisire consapevolezza dello stato in cui il paziente (che finora non si era ritenuto tale) si trova. La persona colpita si ritiene gracile, pur avendo una montagna di muscoli, ed arriva ad isolarsi e rifiutare la vita sociale per il timore di non essere abbastanza muscoloso.
Il primo studioso a descrivere la malattia è stato lo statunitense Harrison Hope, il quale spiega che, in alcuni casi la persona colpita ricorre a metodi compensatori per perdere grasso e potenziare i muscoli e in alcuni casi arriva a fare uso di steroidi. Nel frattempo evita tutte le occasioni sociali e rifiuta persino di mettersi il costume da bagno ma non può fare a meno della palestra.
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