Il sistema di allenamento Cyting è una tecnica d’allenamento potenzialmente pericolosa per le giunture articolari. Si basa su un movimento ritmico con andamento ad “altalena”, capace di fare realizzare all’atleta un numero di ripetizioni, superiore a quante possibili, senza l’utilizzo di questa tecnica.
Realizzata con razionalità e padronanza stilistica, consente di proporre ai muscoli, stimolazioni d’estrema qualità (intensità). L’adattamento ad una stimolazione "speciale" e reiterata nel tempo produrrà ipertrofia muscolare (aumento del numero di miofibrille nella fibra o aumento di massa e forza muscolare).
CAPIRE LA TECNICA CYTING
Premessa: quanto pesa un manubrio da 10 kg? Evidentemente 10 kg, la domanda è provocatoria. Le molteplici tecniche di esecuzione di un esercizio possono far variare la difficoltà nell'eseguire ripetizioni appartenenti alla stessa serie.
Analizziamo un movimento semplice come la flessione dell’avambraccio sul braccio con manubrio. Con il braccio addotto al tronco e l’avambraccio in asse con il vettore di gravità (disteso verso il basso), il bicipite non è nemmeno contratto. Durante la flessione il bicipite si contrae e raggiunge il massimo della tensione, quando l’avambraccio si trova a 90° rispetto il braccio. Il valore di 10 kg, non varia in qualsiasi posizione si trovi la flessione dell’avambraccio sul braccio. Infatti,
10 kg sono sempre 10 kg.
Perché ci sono variazioni sostanziali di tensione muscolare?
La tecnica Cyting per essere compresa ed utilizzata al meglio, necessita della risposta a questa domanda.
Ogni tipologia di resistenza (manubri – bilanciere – macchine a carrucola – macchine a camme ecc.), si distribuisce tra due componenti, una sempre ortogonale (a 90°) al segmento che si muove, nell’esempio il segmento è rappresentato dall’avambraccio. Questa componente è la
componente anti rotatoria, che si oppone alla rotazione articolare ed è la vera resistenza attiva.
L’altra componente è la componente è la
componente anti lussatoria, che si oppone alla potenziale lussazione dell’articolazione e si trova sempre sulla stessa linea del segmento in movimento.E’ per questo motivo che a braccio esteso lungo il fianco, non si avverte la resistenza del manubrio da 10 kg. Per lo stesso motivo, quando la flessione raggiunge l’angolo retto, la componente anti rotatoria è contraria al vettore di resistenza (vettore di gravità). Dopo un certo numero di ripetizioni, arriviamo all’ultima, realizzata con una lentezza, vicina all'isometria, che non consente di continuare. La ripetizione isometrica annuncia il "blocco", la fine della serie.
Nell’arco di movimento, il “blocco” avviene sempre quando la componente rotatoria è a 180° con il vettore di resistenza. Nel caso delle flessioni bicipiti con manubrio, eseguite in piedi, questo momento prevede l’avambraccio a 90° rispetto il braccio. Infatti, proprio in quella posizione la componente di rotazione è contraria (180°) al vettore di gravità. Questa regola è valida per qualsiasi esercizio, indipendentemente dall’orientamento del vettore di resistenza. Ad esempio, nel Lat machine il vettore è invertito.
COME UTILIZZARE LA TECNICA
Si tratta di utilizzare sinergie per “dondolare” e fare acquisire al movimento l’inerzia indispensabile per passare il momento “tetanico” della contrazione (180° tra vettore di resistenza e componente anti rotatoria), nelle fasi drammatiche dello sforzo. La fase drammatica è il momento in cui la serie si conclude. Attraverso la tecnica Cyting questa conclusione è proiettata più avanti, avvantaggiando il lavoro (forza per spostamento) e conseguentemente il numero di cellule muscolari sfinite da ogni serie. Nel caso delle flessioni bicipiti ad un manubrio, la tecnica cityng corretta potrebbe essere così riassunta, passaggio per passaggio:
· Prime ripetizioni eseguite con perfezione stilistica, movimento lento, controllato, senza oscillazioni
· Quando si avverte il crollo energetico, generalmente intorno alla settima/ottava ripetizione con carichi medi, inizia il Cyting!!!
· Flettere il tronco lievemente in avanti per effettuare un “dondolo” iniziale con il tronco, slanciare il manubrio, passare il momento critico (90° tra braccio e avambraccio) e discendere in modo medio lento, velocizzando l’ultimo tratto per una successiva, eventuale, ripetizione. Attenzione alla colonna, evitare gli strappi.
· Flettere il tronco più della ripetizione precedente, in relazione alla difficoltà registrata, sempre con grande padronanza del mevimento e attenzione alla colonna. Aumentare l’effetto dondolante per raccogliere l’inerzia sufficiente e procedere ad una nuova ripetizione
· Se il dolore muscolare è ancora sopportabile, potrai realizzare ancora ripetizioni, enfatizzando il protocollo delle serie precedenti.
IL PERICOLO
La pericolosità di questa tecnica riguarda principalmente la componente elastica del muscolo, il tendine. Nella condizione di estremo allungamento muscolare, lo “strappo”, per godere dell’inerzia guadagnata, necessita una gran concentrazione ed un’ottima padronanza della tecnica. Momenti di insufficiente controllo potrebbero infiammare i tendini e/o procurare lesioni più gravi a livello muscolare: distrazione, strappo muscolare. Consiglio di iniziare ad utilizzare la tecnica con estrema cautela, ricorda che, come nello sci, l’ultima discesa, come l’ultima serie, potrebbe dimostrarsi veramente pericolosa. Con molta attenzione e maturità, questo sistema offrirà ampi spazi di miglioramento.
Segnalibri