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Discussione: Le 12 fatiche toniche

  1. #1
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    Predefinito Le 12 fatiche toniche

    Le 12 fatiche toniche



    "Ecco quei che le carte empion di sogni:
    Lancillotto, Tristano e gli altri erranti,
    onde convien che il volgo errante agogni “

    Francesco Petrarca.




    I numeri - per la scienza che li studia - racchiudono il codice segreto per interpretare l’Universo e la valenza simbolica che hanno è data dal loro valore qualitativo e dalle interazioni con tutti gli altri elementi.
    Il 12, in particolare, è carico di significati esoterici e viene considerato uno tra i numeri più sacri insieme al 3, con cui è in diretta connessione (perché 12 = 1+2= 3) ed al 7, in quanto rappresenta la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza ed armonia.
    Esso indica la conclusione di un ciclo compiuto, il simbolo della prova iniziatica fondamentale che permette di passare da un piano ordinario ad uno superiore ed era associato, nell’antichità, alle prove fisiche e mistiche che dovevansi compiere: ecco perché erano 12 le leggendarie fatiche di Ercole e, per molte culture, 12 erano gli anni compiuti i quali si concludeva la fanciullezza. Non solo: 12 per la Bibbia erano le tribù di Israele e gli Apostoli che seguirono Cristo, 12 per l’astrologia sono i segni zodiacali, 12 le ore dell’orologio, 12 sono i “pollici” che formano il “piede” tra le unità di misura anglosassoni; nel medioevo erano 12 i Cavalieri della Tavola Rotonda e, in epoca molto più moderna, “La sporca dozzina” il titolo di una serie movie americana di successo; dunque, per l’imperscrutabile volere del destino, non potevano che divenire cabalisticamente 12 anche…. i titoli di Campione Italiano di panca vinti da Tonymusante!!




    Ormai carico di anni e di trascorse imprese, come un prode superstite della cavalleria cortese che, di tanto in tanto, rispolvera il vetusto bilanciere “cavaliere nero”, quasi fosse una gloriosa Durlindana e l’attrezzatura, quale logora armatura, così pure quest’anno - ma in netto ritardo con i tempi usuali - il master Tony si era accinto ad una maratona di “volume” nei workouts del peso durante la calura estiva: in verità, tal Maratona materializzatasi poi un po’ meno lunga e compendiosa del solito, sicchè Leonida e soprattutto Fidippide avrebbero potuto a ragione ritenerla indegna di cotanta ellenica denominazione.





    Terminato alfine il faticoso piano di lavoro mirante al sospirato agone - che quest’anno l’amico Silvas aveva con merito ottenuto si svolgesse nella di lui natia terra di Sardegna - il Tony narrante raccoglie con se quanto potevasi stipare in un ridotto fardello della EastPak e, ormai imborghesito dall’evo contemporaneo ed abbandonata presto l’idea di affrontare le procellose onde del Mediterraneo “mare nostrum” su di un veliero o una galea, sceglie (“obtorto collo” in assenza di low cost) un volo Meridiana, su cui s’imbarca con la fidata scudiera DonnaSaradisera, per la sospirata meta della Sardinia Cup della ghisa.
    Inizia così, in una giornata invernale fredda e ventosa, la personale regata del ferro ove, in assenza di qualunque sfumatura metereologica che potesse ricordare l’imbarcazione “Azzurra”, forse il Tony da buon maschio romano poteva ben definirsi un “Mascalzone latino”, mentre l’impavida Donna Sara, più che “ Il Moro di Venezia”, poteva magari esser nomata come….la Mora de Pomezia!






    Atterrato or bene e tosto trasferitomi nell’amena località di Golfo Aranci, mi ristoro la sera e mi preparo così alla tenzone del giorno dopo, in allegra compagnia del Presidente e del Segretario FIPL nonché delle loro rispettive gentili consorti.
    Il sabato 8 di dicembre è alfine giunto e sono al romito Palazzetto di buon mattino, poiché la giornata si preannuncia intensa: devo arbitrare la categoria raw -74kg., poi rifocillarmi, riposare, pesarmi e riscaldarmi durante il successivo gruppo raw, quindi gareggiare ed infine arbitrare di nuovo.
    Con me convenuti sul posto sono altri valorosi cavalieri della ghisa: tra tutti l’ospitante Sir Silvas da Olbia, ormai da mesi calato di categoria ponderale in quanto per l’appunto… a dieta “ferrea”, poi altri signorotti delle contee d’intorno quali Sir Puddu ed il prode Gladionar; ancora paladini di terre lontane come Messer Cinghio da Todi ed il romano Publio Claudio d’Ovidio.
    La bilancia dichiara 63.8kg. di bw, che a memoria rappresenta il peso corporeo più alto da me registrato in competizione e quindi attesta un proficuo ancorché contenuto lavoro ipertrofico, che mi ha accresciuto di ca. 2 chili dall’inizio della preparazione di volume, con l’intento di consentirmi di riempire il più possibile la maglia, pur relegandomi comunque come il più leggero del lotto dei competitori della categoria -66kg., dove tutti si assestavano oltre i 64 e fino al limite estremo dei 66,0.
    Tra i diretti concorrenti, Sir Riccardo della marca di Senigallia, due atleti locali e il sorprendente Kiko80, con cui ho avuto il piacere di presentarmi e fare simpatica conoscenza già nelle ore precedenti e che, pur iscritto nella -74kg., era riuscito a rientrare in extremis nella categoria sottostante e ad impegnarmi fino all’ultimo (chiuderà a quota 140kg.) con prove tecniche e carattere volitivo - sia pur pagando forse dazio ad alcune ingenuità - che senz’altro gli permetteranno di lievitare e migliorare parecchio nell’immediato futuro.




    Conscio di alcuni miei limiti attuali nella panca attrezzata, nell’ultima sessione di allenamento geared avevo provato la “partenza coperta”, una costante della scuola da cui provengo ed ora, di conseguenza, di tutti i Tony’s.
    Altre volte, in passati resoconti, ho ricordato come il mio antico maestro, nei preliminari di gara, al momento di scegliere l’entrata mi raccomandasse spesso: “ all’inizio resta coperto”; ed è proprio per interpretarlo alla lettera che io, persino d’estate, arrivo alle gare con…la tuta felpata!






    I 135 provati il sabato precedente mi sembrano tuttavia limitanti per il prosieguo, così opto per 137.5, che salgono senza eccessive difficoltà, eccetto il normale assestamento con l’attrezzatura, allorché dopo un alzata di warm up subentra quella a comandi gara ufficiali.
    Sono in gara e, nel contempo, ho già stabilito il record master II di categoria, poiché il medesimo mancava ed era segnalato solo uno standard fin troppo agevole.
    Chiedo 142.5 in seconda prova che a conti fatti mi dovrebbero lasciare un leggero vantaggio per determinare poi il tentativo finale.
    L’alzata è stata sperimentata in diverse situazioni ed anche in questa occasione, senza un particolare stress precedente, non mi tradisce. Per prudenza scelgo momentaneamente i 145 chili, nel caso in cui gli avversari più vicini volessero arrischiare prove analoghe; durante l’ultimo round mi rendo tuttavia conto che dietro di me la lotta è essenzialmente per il podio o il secondo posto per cui, essendo l’ultimo atleta della categoria ad entrare in pedana e con il risultato acquisito, opero il cambio di prova e chiamo 148kg.
    Sarebbe il record master I, che già mi appartiene nonché il mio PR: ritengo di non averlo ma non ho nulla da perdere e riesco a settarmi e partire con un’esplosività superiore a quella dei due precedenti tentativi; il bilanciere ovviamente si blocca a metà corsa ma d'altronde quello che potevo ottenere l’avevo già raggiunto.





    Posso affermare che la costanza dei trascorsi mesi ed i disagi della trasferta sono stati ampiamente compensati con tre traguardi: oltre al ricordato record master II, vinco l’Assoluto Master II ma, soprattutto, sono per la dodicesima volta Campione Italiano di bench press, a due anni dall’ultimo titolo e – particolare non di poco conto – per la prima volta nella categoria -66kg dove gareggio dallo scorso anno, dopo 11 titoli vinti nella soppressa -60kg. e la rinuncia a rientrare nella sottostante -59kg.
    Sono perfettamente consapevole di essere stato agevolato, nell’occasione di specie, dalla mancata partecipazione di almeno 2 o 3 atleti di qualificato lvello ma, se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, io ero in pedana e come audace cavaliere la dea bendata e benigna mi ha alfine assistito per la dodicesima volta.
    Non a caso ed affinché la magia esoterica preannunciatami dalle sirene con il loro canto ammaliante giunga al culmine, il presente manoscritto vedrà la luce nella pagina SAP di FB, appositamente per celebrare il numero 12, il giorno…. 12 – 12 – '12 !!!!





    Del resto, il messaggio che vorrei trapelasse per i miei lettori più giovani e bramosi di allori è di gettare sempre il cuore oltre l’ostacolo, perché anche qualora sfavoriti si potrà cogliere l’attimo o il “carpe diem” di catulliana memoria solo potendo dire “quel giorno c’ero ed ero pronto”.
    Altrimenti accade come a quel signore che prega il Santo chiedendogli di fargli vincere la lotteria, poi replica più volte con insistenza il desiderio, infine lo implora come fosse la concessione di una grazia imprescindibile; al che il Santo, visibilmente seccato, risponde: “figliolo, io la lotteria te la farei pure vincere ma tu…almeno il biglietto prima lo vuoi acquistare?!”
    Ecco, se non avessi seguito tale linea di condotta e avessi partecipato solo con le previsioni dei venti favorevoli (sempre per restare in tema di navigazione), credo che avrei dovuto rinunciare ad almeno la metà delle 12 giostre saracene ….ehm scusate, volevo dire titoli italiani.





    Dunque i voleri imperscrutabili del Fato si sono compiuti ed ho alfine portato a termine la dodicesima delle mie simboliche fatiche.
    Negli anni ’90, con la vecchia gestione federale e prima della statuizione degli attuali Campionati Italiani con la dizione di Assoluti, vinsi 3 volte, sin dall’esordio, nel ’94, nel ’96 e nel ’97. Poi seguì un triennio di assenze imputabili a cause diverse: la concomitanza con altri Campionati nel ’98, il mancato svolgimento della gara l’anno successivo e l’organizzazione personale della prima manifestazione della nuova serie nell’anno 2000, vissuta per motivi pratici fuori della pedana.
    A partire dal 2001 ho inanellato una serie di 6 vittorie fino al 2006; sicchè, se in ambito calcistico lo squadrone del Torino di Valentino Mazzola, con i 5 scudetti consecutivi, poté a giusto diritto fregiarsi dell’appellativo di “ Grande Torino”, con i miei ben più modesti 6 titoli consecutivi potrei come minimo essere considerato come il “grande Tonyno”!
    I titoli più recenti, invece, sono quello della "stella" - ossia il decimo - nel 2009 e quello dell’anno seguente, prima della riorganizzazione delle categorie di peso avvenuta a livello internazionale.




    Domenica sono ancora sul posto per la nobile gara delle donzelle del peso, dove assisto l’impareggiabile DonnaSara, anch’ella indomita e presente, pur al termine di una stagione che l’ha vista calcare la pedana in 4 occasioni nazionali, 1 internazionale e 2 promozionali.
    Sarà perché è Donnasaradisera e la competizione si svolge di mattina, fatto sta che solo in quarta ed ultima prova veniamo a capo di una situazione ingarbugliata che rischiava di catapultarla fuori gara: indossa la mia maglia da lei stessa ristretta, che si dimostra subito ben poco adatta alle sue caratteristiche, oltre che sperimentata solo in una sporadica occasione. Dopo un nullo in prima prova, una seconda in cui per un disguido arbitrale le viene concessa la prova integrativa, la stessa prova replicata a solo 1' di pausa con esiti immaginabili, la convinco alfine a cambiare in corsa la maglia optando per quella più vecchia ed affidabile: si salva così in extremis, aggiudicandosi il titolo italiano e l’Assoluto master II, dopo aver rischiato la collera degli Dei dell’Olimpo!



    Come un errante cavaliere, qual furono coloro così sinteticamente ma compiutamente descritti dal Petrarca nel prologo della novella, torno ai miei lidi natii soddisfatto eppur sempre inappagato, già con la mente rivolta a nuove mire atletiche, come un moderno Ulisse abbondantemente rivisitato e comunque condannato dalla sindrome dell’avventura a non trovar pace nella propria Itaca.
    In guisa di ciò e sperando che il sonno e la noia di saghe lontane non abbiano preso il sopravvento su chi di voi è avvezzo a più moderne imprese, termino la mia narrazione confidando nella vostra brama di conoscere ancora avvincenti eventi sportivi, in quel modo obsoleto - eppure a me tanto caro - in cui Matteo Maria Boiardo si rivolgeva agli affezionati lettori, prima di cantar le mirabolanti gesta di nostri valorosi antenati; ovviamente con la sopita e mai doma speranza - in me segretamente riposta – di fomentare giovani epigoni lifters a seguir le folli orme del “nero cavaliere tonico”.




    A voi piace de odir l’alta prodezza
    de’ cavalieri antiqui et onorati
    e il piacer vostro vien da gentilezza
    però che a quel valor ve assomigliati!

    Chi virtute non ha, quella non prezza
    ma voi, che qua de intorno me ascoltati,
    seti de onore e de virtù la gloria,
    perciò bramate odir la bella istoria. “

    da “ Orlando Innamorato” – libro II, canto XIII

  2. #2
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    Leggo con estremo piacere e intimo giubilo che, nonostante tu sia carico di anni, riesci, non solo a dominarli, ma a sollevare pesi ben più pesanti del fardello dei lustri trascorsi.
    Mi congratulo con voluttà col muscolo cardiaco in mano e mi prostro ai piedi di un uomo che sa sfidare efficacemente le procelle della vita e vince e stravince senza strafare.

    Non mi sorprende che la costanza e la volontà possano essere strumenti alla stessa o più efficiente stregua delle maglie da panca.

    E mi compiaccio con selvaggio gaudio che la mora di Pomezia sia stata incoronata per il successo. DonnaSara non è solo un'atleta me è, appunto, una Gentildonna.

    Spero di proferirti immantinente il mio fisico abbraccio fra un lezio e l'altro in quel luogo denominato curiosamente "Le Cupole".
    speak softly and carry big sticks...

  3. #3
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    ho letto solo ora. complimenti, per il racconto ma soprattutto per le vittorie!

  4. #4
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    grazie ad entrambi per i vostri interventi e complimenti.

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