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Discussione: i molti aspetti negativi dell'allenamento aerobico

  1. #1
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    Predefinito i molti aspetti negativi dell'allenamento aerobico

    ho letto questo articolo, che ho trovato molto interessante I molti aspetti negativi dell'allenamento aerobico ma voi cosa ne pensate?

  2. #2
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    Dipende....come disse Dorian Yates in qualsiasi sport agonistico la salute non è la priorità....ora senza pensare a farmaci ed affini, non è salutare ad esempio fare una maratona, partecipare all'Iron man (non la gara di bb) o fare 300 Km in bicicletta, se lo fai non è per un discorso salutistico.....dipende a che livello lo fai, se parliamo di implementare del lavoro aerobico a fini cardio vascolari non credo ci sia bisogno di scomodare una pubblicazione sul The Lancet

  3. #3
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    Premetto che considero Poliquin un grande professionista.
    Questo articolo è esattamente il modo peggiore di fare un certo tipo di informazione, ma andiamo per gradi.

    Prima cosa bisogna contestualizzare: innanzitutto è una traduzione, il taglio comunque è partigiano (ovvio, l'autore difficilmente scrive qualcosa che screditi le proprie idee), e soprattutto bisogna vedere il motivo per cui è stato commissionato. Possiamo dire che fra sfumature di traduzione, idee dell'autore, e contesto (promozione delle attività di forza ed elevata intenstità) questo articolo possa non essere il massimo dell'obbiettività.

    Adesso scendiamo nel dettaglio.

    Vengono presentate prima categorie di atleti di livello per le specialità fondistiche, e poi topi... oddio, la scienza sa benissimo che i risult���ꫜ
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  4. #4
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    oddio, la scienza sa benissimo che i risultati su modello animale possono essere INDICATIVI ma non PREDITTIVI sull'uomo.

    Appare già piuttosto strano questo doppio paragone: professionisti del fondo e topi.

    Andiamo avanti: il cortisolo. Per chi vuole costruire massa e forza il cortisolo è il nemico numero uno.
    Per chi deve sostenere sforzi di resistenza, invece è un prezioso alleato.
    Il cortisolo ha effetti estremamente positivi da questo punto di vista: stimola la glicogenolisi epatica, stimola la gluconeogenesi, stimola la lipolisi... tutte vie che servono a sostenere l'attività muscolare nelle lunghe distanze.

    Il muscolo dell'atleta di resistenza è molto diverso da quello dell'atleta di forza: predominano le fibre di tipo I, che a loro volta sono adattate, cioè ripiene di mioglobina, di depositi di trigliceridi, e di glicogeno, ma relativamente poco globalmente, poiché il volume di glicogeno stoccabile è rapportato alla massa muscolare.

    Quindi gli adattamenti indotti dall'allenamento specifico sono diversi: incrementa un poco lo stoccaggio di glicogeno, incrementa il contenuto di trigliceridi, ma soprattutto incrementa l'efficienza ossidativa della fibra muscolare.

    A livello centrale, invece, vengono potenziate le vie lipolitiche, glicogenolitiche e gluconeogenetiche: gluconeogenesi significa non solo trasformazione degli aminoacidi in intermedi del ciclo di Krebs e glucosio, ma anche utilizzo di glicerolo (ogni trigliceride demolito fornisce tre acidi grassi e una molecola di glicogeno, quindi quando la lipolisi è importante anche la gluconeogenesi aumenta) e dei gruppi propionil-CoA che derivano dalla beta ossidazione degli acidi grassi a catena dispari (fenomeno residuale).

    Tutto questo avviene grazie all'attivazione dell'asse controinsulare: glucagone, cortisolo e catecolammine.

    Lo stress ossidativo... è vero, è innegabile che ci sia. Ma c'è anche quando finisce l'esercizio intenso. EPOC, debito d'ossigeno, ciclo di Cori... sicuramente meno evidente rispetto a quanto avviene durante grossi sforzi aerobici.

    Inoltre, dimentichiamo una cosa: ore e ore di corsa all'aperto, con qualità dell'aria spesso pessima (non tutti possono allenarsi in collina, lontano dalle città...) e ore e ore esposti al sole, il maggior fabbricatore di radicali liberi (è innegabile, avete mai visto un fondista che sembri un ragazzino?).

    Tutto questo per spiegare che esiste un altro punto di vista.

    Ci scandalizziamo di Roberto Albanesi che crocifigge il culturismo, ma in questo articolo Poliquin ha fatto lo stesso nei confronti del fondo.

    Questo per dire che la visione tragica del cardio a bassa intensità è solo una questione di punti di vista.

    Ora mi domando una cosa: ma quanti culturisti pensano di inserire nei loro programmi un allenamento aerobico di questo tipo?
    E ancora: ma siamo sicuri che fare 45' - 60' di cardio a bassa intensità sia così dannoso?

    Infine: Poliquin non ha ragione. Lo so benissimo.

    Però, io preferisco allenarmi come dice lui. Perché funziona bene, e soprattutto perché questo tipo di allenamento "cardiovascolare" è funzionale, dal punto di vista metabolico, all'allenamento coi pesi. Coi pesi sfrutto l'anaerobiosi, con il cardio ad elevata intensità condiziono le capacità centrali di gestire il lavoro anaerobio (tamponamento acidosi, gluconeogenesi via ciclo di Cori e glicogenosintesi).
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  5. #5
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    Cavoli sei un enciclopedia!
    Infatti mi sembrava un articolo un pò esagerato, proprio per questo volevo sentire altre opinioni. Un fondo di verità c'è sempre, ma ognuno tira acqua al suo mulino

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