Alzi lo sguardo.
Cerchi qualcosa.
Fuori dalla finestra tanto sole, tanta luce.
Aspetti la sera.
Prima o poi arriverà.
L'estate si arrende alle bizzarie della vita.
Da milioni di anni è così.
Fingi che vivere sia facile.
Ipocrita con te stesso: ti accorgi che così non è, ma ti rifiuti di accettarlo.
Tralasci le piccole cose: smetti di vivere.
Guardi verso mete immaginarie, inavvicinabili. Tutto per non vedere vicino.
Sai che non le raggiungerai, ma preferisci fingere.
Cerchi nella tua mente momenti di gioia passata.
Apri quel cassetto, trovi qualcosa che non c'è più.
Non sai se rivolerlo indietro o godere di ciò che arriverà da qui in avanti.
Facile predicare il cambiamento, molto più facile fingere di cambiare.
Un sorriso di plastica, uno sguardo fugace.
Negarsi il piacere di qualcosa, di tutto; solo perchè si ha paura di stare bene.
Trovare le scuse più assurde per prendersi in giro.
Staccarsi dagli altri.
Leccarsi le ferite.
Ferirsi di nuovo, ma da soli.
Erodersi pian piano, pensando ad agosto, a luglio a giugno: ad un'adolescenza goduta a metà.
Combattersi.
Volere a tutti i costi ciò che non sai, ciò che non vuoi.
Pensare che il tuo dolore non lo potrai confessare a nessuno.
Vergognarsi a mostrarsi deboli.
Impaurito a mostrarsi ciò che si è.
Perso il contatto con se stessi.
Imprigionato dal bisogno di apparire forti.
Evitare le cose dannose dall'esterno.
Trasformare le cose belle in cose dannose per sè.
Spegnersi pian piano.
Come l'estate con l'autunno.
Intanto la sera arriva.
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