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Discussione: allenamento e artrite reumatoide

  1. #1
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    Predefinito allenamento e artrite reumatoide

    salve a tutti,
    sono un ciovane ragazzo di 22 anni che in passato ha sempre praticato sport (nuoto e attività in sala attrezzi in particolar modo)
    da circa 2 anni mi è stata diagnostica una forma di artrite reumatoide e sindrome fibromialgica,e sono stato costretto ad abbandonare totalmente l'attività fisica,ripiegando sullo studio (mi sono laureato almeno...!)

    dal prossimo mese avrei intenzione di riprendere una forma di attività blanda in sala attrezzi,alternando l'uso dei pesi col cardio(una vera panacea per i miei doloretti)
    avrei in mente un circuito del genere,non mi aspetto grandi risultati se non il mantenimento di un certo tono muscolare e un pò di movimento

    cardio 10 min riscaldamento

    leg press 1x10
    trazioni presa larga 1x10
    chest pres 1x10

    cardio 5 min

    squat 1x10
    alzate panca 45 1x10
    tirate al mento 1x10

    cardio 5 min

    croci panca inclinata 1x10
    tric push down 1x10
    rowing gomiti larghi 1x10

    ripeto tutto 2-3 volte,addominali alla fine , riposo di 1-2 min dopo il cardio

    limito anche certi movimenti per cercare di non accentuare la cifosi dorsale(che è piuttosto vistosa ,me la porto dietro dal nuoto...)

    che ne pensate?ringrazio tutti in anticipo

  2. #2
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    ciao
    purtroppo è difficile che su un forum non specialistico tu possa trovare consigli ad-hoc riguardo l'allenamento nella tua condizione.
    anche se soffri di una forma lieve di AR nessun "appassionato" di pesi (senza alcun titolo) dovrebbe azzardarsi a darti indicazioni.

    io stesso che tra pochi giorni mi laureo in medicina non mi sento sereno nel dirti cosa è giusto e cosa è sbagliato perchè ritengo che l'attività fisica nelle malattie reumatologiche faccia parte della terapia e in quanto tale andrebbe consigliata dallo specialista di reumatologia (o da altre figure specialistiche del campo riabilitativo).
    ad ogni modo mi sento di dire che "a naso" l'impostazione della tua scheda non è ottimale perchè non dovresti basare la logica del tuo allenamento sul principio di super-compensazione ma sull'adattamento costante.
    detto in poche parole:
    NON pochi sforzi massimali (a cedimento) a basso volume, ripetuti a distanza
    BENSì, molti (entro certi limiti) sforzi non-massimali, ripetuti ad alta frequenza (3 volte a settimana).

    in questo modo moduli lo stress muscolotendineo e aiuti a combattere uno dei problemi fondamentali della AR che è la rigidità articolare
    i volumi di allenamento medio-alti associati all'attività aerobica inoltre migliorano la sensibilità insulinica (ridotta a causa dei cortisonici che potresti assumere per trattare l'infiammazione)

    sceglierei 1 esercizio (multiarticolare) per gruppo muscolare (gambe + spinta + tirata) e lo allenerei in 5-10 serie da 5-10 ripetizioni (non tirate alla morte)
    la scelta degli esercizi e delle esecuzioni dovrebbe essere fatta soprattutto per correggere i tuoi squilibri posturali (erettori spinali, trapezi, romboidi)
    le tirate al mento le trovo controproducenti nel tuo caso, croci e tricipiti ai cavi quasi inutili.
    possibilmente dovresti imparare l'esecuzione della panca (con scapole addotte e petto in fuori) che di per sè (eseguita in questo modo) è un esercizio posturale.
    anche la lat machine avanti (scapole addotte, petto in fuori) e il rematore con schiena a 45° sono consigliati e possibilmente il volume di allenamento per i muscoli della schiena dovrebbe essere superiore a quello a carico dei muscoli di spinta.

    lavora sullo stretching e sulla mobilità articolare (se non sei stato istruito studia per conto tuo).
    Ultima modifica di °°sOmOja°°; 16-10-2011 alle 10:57 AM

  3. #3
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    Ciao Lisandro (mi riporti agli studi classici ! )
    mentre leggevo il tuo post pensavo a cosa avrebbe risposto Somoja....e scorrendo le righe ho trovato una sua risposta.
    Come sempre esaustiva e competentissima.
    Penso che la tua scheda (che a me non dispiace) sia stata pensata partendo dalle basi che Somoja ti ha suggerito e che sono (a mio modestissimo parere) giustissime.
    non mi dispiacerebbe aggiungere anche del lavoro in acqua (che si traduce per i più in "nuoto", io quando ci sono le possibilità tecniche faccio fare preparazione atletica in acqua - corsa, balzi, ecc, ecc. - ).
    giustifico il suggerimento con un lavoro basato su un volume minimo in acqua (che già faresti in modo egregio in sala pesi) ma su una buona intensità (come se tu ti allenassi per scatti natatori sui 25/50 metri).
    naturalmentre quoto in pieno quanto suggerito da Somoja.

    PS - Se il mio amico Somoja ha un attimo mi piacerebbe sapere cosa ne pensa... (so che non è un amante del nuoto )

  4. #4
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    ciao nico
    al solito tuo mi sopravvaluti. quando chiedi un mio parere mi sento in difficoltà perchè attualmente ritengo di essere in stato embrionale per quanto riguarda l'applicazione delle nozioni teoriche alla terapia medica, soprattutto in campo riabilitativo.

    se tu dici che il nuoto va bene io non posso che essere daccordo con te, d'altronde io non sono "contro" il nuoto, penso solo che sia sopravvalutato dai media (e di conseguenza da tutti coloro che ne sono influenzati).. anche perchè viviamo in una società con la fobia del sovraccarico della colonna vertebrale, come se ci fossimo evoluti in assenza di peso.

    il nuoto senza dubbio presenta innumerevoli vantaggi rispetto alle altre attività fisiche (soprattutto nelle fasi di riacutizzazione della AR), però è anche vero che, privando ossa e articolazioni del carico dato dal peso corporeo (e dalle forze di accelerazione) non gode dei benefici in termini di prevenzione dell'osteoporosi (frequente nei pazienti affetti da AR, ancor di + se sottoposti a terapia sin dalla giovane età), come evidenziato in questo studio
    http://onlinelibrary.wiley.com/doi/1...D35A55B.d03t04

    inoltre,come sai benissimo, il carico determina l'adattamento dei tessuti anche in base all'orientamento delle forze subite, che tradotto in termini semplici significa che se lisandro non è abituato a sollevare alcun peso è più probabile che si infortuni proprio in quell'occasione in cui sarà costretto a farlo.
    naturalmente non mi permetterei di consigliare un allenamento volto allo sviluppo della forza massimale ad un ragazzo che ha tutt'altri obiettivi (la prevenzione e il raggiungimento di un buono stato di salute).

    per quanto riguarda il danno articolare in seguito all'esecuzione di gesti non in assenza di carico (cioè il confronto tra attività in acqua e attività con gravità), ci sono delle controversie.

    come evidenziato in questo studio (anch'esso disponibile gratuitamente)
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/arti...8/?tool=pubmed
    Long term high intensity exercise and damage of small joints in rheumatoid arthritis.

    Abstract

    OBJECTIVE:

    To investigate the effect of long term high intensity weightbearing exercises on radiological damage of the joints of the hands and feet in patients with rheumatoid arthritis (RA).
    METHODS:

    Data of the 281 completers of a 2 year randomised controlled trial comparing the effects of usual care physical therapy (UC) with high intensity weightbearing exercises were analysed for the rate of radiological joint damage (Larsen score) of the hands and feet. Potential determinants of outcome were defined: disease activity, use of drugs, change in physical capacity and in bone mineral density, and attendance rate at exercise sessions.
    RESULTS:

    After 2 years, the 136 participants in high intensity weightbearing exercises developed significantly less radiological damage than the 145 participants in UC. The mean (SD) increase in damage was 3.5 (7.9) in the exercise group and 5.7 (10.2) in the UC group, p = 0.045. Separate analysis of the damage to the hands and feet suggests that this difference in rate of increase of damage is more pronounced in the joints of the feet than in the hands. The rate of damage was independently associated with less disease activity, less frequent use of glucocorticoids, and with an improvement in aerobic fitness.

    CONCLUSION:

    The progression of radiological joint damage of the hands and feet in patients with RA is not increased by long term high intensity weightbearing exercises. These exercises may have a protective effect on the joints of the feet.

    in poche parole sembra addirittura che il lavoro sotto carico prevenga le complicanze a livello articolare, dimostrato soprattutto dal fatto che le principali differenze sono proprio a livello dei piedi (le strutture maggiormente esposte al carico).


    detto questo io credo che la tua proposta sia ottimale. l'associazione di attività con e senza carico può sfruttare i benefici di entrambe (considerato inoltre che l'attività in acqua può essere svolta con intensità percepita più alta senza il rischio di aggravare la sintomatologia).

    ripeto però, non ho esperienza diretta sul campo e sicuramente un reumatologo smonterebbe qualunque mia affermazione in 5 minuti di conversazione.

  5. #5
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    Ciao Claudio
    il mio suggerimento di inserire ANCHE il lavoro in acqua è legato (dal mio punto di vista!) ad una "prevenzione" dell'erosione ossea epifisaria/articolare (forse sono un po' troppo allarmista, lo so ) dell'AR e lo suggerirei con la metodica accennata sopra (INTENSITà nel lavoro in acqua, metodica meno indicata con i pesi, dove, come suggerito, darei la precedenza al volume).
    come dicevo sopra IN AGGIUNTA al lavoro con i sovraccarichi (ad es. 2 wo in palestra, 1 in acqua, per week - come vago esempio! - )
    ma le tue valutazioni mi trovano pienamente d'accordo.

  6. #6
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    ciao
    innanzitutto vi ringrazio per la risposta celere

    vorrei rispondere al post con alcune cosette,che probabilmente a primo acchito vi sembrerano piuttosto strane :

    1 la prima cosa è che la forma di Ar e fibromialgia che mi ha colpito non è così aggressiva.Il carico di farmaci che assumo è abbastanza pesante(se qualcuno è esperto di reumatologia o ha qualche nonnino con dolori sparsi per il corpo conoscerà il methothexate...) e il medico stesso mi ha consigliato di tornare a fare "quello che amo"
    2 e questa sembrerà strana: la diagnosi di Ar non è certa.Anzi,una parte dei medici che mi hanno visitato mi hanno praticamente detto che non avevo niente(e mi hanno visto un bel pò di medici...)
    All'inizio pensavamo che i dolori che avvertivo alla schiena e alle articolazioni fosse dovuto principalmente a posture viziate assunte nell'esecuzione di alcuni esercizi in vasca e in palestra.Passato il controllo di diversi fisiatra,osteopata o ortopedici,le cui terapie sortivano quasi sempre effetti inutili(se non quello di allegerire notevolmente il portafogli...) mi sono rivolto agli attuali medici che mi seguono da ormai 1 anno: 1 reumatologa e 1 fisiatra.Quest'ultimo ha un curriculum piuttosto strano ma molto interessante:è fisiatra psicoterapeuta,specializzato in neuroscienze,e studia gli effetti della psiche sul corpo e l'esercizio fisico.La sua figura è stata piuttosto utile e illuminante.Le diagnosi di questi 2 specialisti sono diametralmente opposte:la reumatologa mi ha diagnosticato l'atrite e la fibromialgia,il fisiatra mi ha diagnosticato niente.Un niente però patologico,dal momento che i dolori che avverto sono completamente reali.Secondo lui in pratica tutti i dolori che io percepisco sono dovuti in parte allo stress(università,casa\famiglia etc) ,in parte allo strano funzionamento del binomio corpo\cervello,che ha fatto sì che io abbia fatto diventare "miei" praticamente tutti questi dolori (neuropatici ,praticamente).
    3 e qui arrivo al succo del discorso.Le vie indicatemi dai due specialisti sono praticamente: diagnosi di AR da parte della reumatologa e quindi assunzione di pillole come se fossero caramelle.Allo stato attuale sono circa 10 mesi che seguo le sue cure e non ho avuto grandi risultati(la cosa non deve cmq apparirvi strana perchè la reumatologia funziona così soprattutto in campo delle malattie autoimmuni,non esistono esami diagnostici che diano esito certo e le cure vanno spesso,e purtroppo,testate e tarate sul paziente prima di avere risultati concreti),e poi la diagnosi del professorone,a cui io onestamente faccio più fede,o forse in cui spero di pià avendo amici che soffrono di malattie autoimmuni e sapendo a quali difficoltà hanno dovuto far fronte,che oltre ad effettuare alcuni massaggi e terapie sperimentali,mi ha praticamente detto che la cura deve partire da me e dal mio modo di affrontare lo stato di malessere.Mi ha consigliato di riprendere a fare tutto quello che voglio e che mi piace(soprattutto attività liberatorie per eliminare stress cronico) proprio perchè il fatto stesso di praticare ,in modo continuato,mi aiuterebbe a guidare e a convincere il mio corpo che "in realtà non è malato".


    Arrivati a questo punto (per i pochi che sono riusciti a sorbirsi tutto il macello ) ecco personalmente come sto agendo: da una parte continuo a prendere le medicine,con tutti gli effetti collaterali che ne conseguono,anche pensando di non avere la malattia stessa,proprio perchè se invece dovessi averla non agire subito con i medicinali potrebbe essere particolarmente dannoso(essendo malattie che peggiorano,la possibilità di guarire o di farle cmq regredire è direttamente proporzionale a quanto prima esse vengono diagnosticate e trattate)
    Dall'altro provo ad agire nella direzione opposta(come consigliatomi dal medico di roma e dallo psicologo che mi sta seguendo) provando a riprendere tutto come se non fossi malato:nuoto,fitness etc,secondo me tutt'ora situazione più valida dal momento che traggo buoni benefici anche con una semplice corsetta sul tapis roulant(riscaldo i muscoli e mi sento più elastico)
    Ho consultato anche 2 personal trainer nella mia zona,ma probabilmente sono stato piuttosto sfortunato,dal momento che entrambi si sono rivelati completamente incompetenti e non sono riusciti ad aiutarmi (vi tralascio i particolari,vi dico soltanto che uno dei due non sapeva neanche cosa fosse l'artrite reumatoide) e da qui la decisione di postare sul forum,dal momento che vorrei riprendere ma in maniera abbastanza informata e cercando di non aggravare la mia situazione(soprattutto sotto il punto di vista posturale).
    Onestamente però da quello scritto da somoja la cosa mi appare piuttosto complicata,nel senso che onestamente non dispongo delle conoscenze necessarie per cercare di creare una scheda di allenamento che potrebbe fare al caso mio.
    Non c'è qualcosa che potrei leggere per cercare di documentarmi meglio,per cercare di scegliere una serie di esercizi che faccia proprio al caso mio?


    Infine vorrei fare un augurio,credetemi sentito,a somoja per la sua imminente laurea in medicina.Nella mia esperienza i medici che mi hanno di più aiutato sono quelli che possedevano una certa apertura mentale nel campo del trattamento e delle cure del paziente,che sfidano preconcetti e ignoranze diffusissime nella comunità medica per salvaguardare il benessere del paziente(dolori alla schiena e articolazioni = limitare palestra e vietare attività con i pesi,per esempio).Nel mio caso questa cosa che mi ha colpito ha influito pesantemente sulla mia vita,sia sociale che lavorativa.Il fatto che il dottore di roma mi abbia convinto a ricominciare a fare attività fisica(all'inizio una semplice corsetta la mattina),cosa che gli altri mi avevano in parte sconsigliato facendomi sentire in tutti i sensi un invalido,mi ha aiutato.Di poco ,ma l'ha fatto.Adesso voglio cercare di fare un altro passetto provando a tornare in palestra e in vasca.
    Sono quindi sicuro che la tua passione per la pesistica ti condurrà quando ti troverai a dover trattare e aiutare un paziente a non escludere a priori alcune cure che appaiono banali o controcorrente ma che in realtà potrebbero aiutare veramente le persone,e credimi queste cose,dalla mia esperienza, succedono spesso!!

    ciao!!!

    ciao!!!

  7. #7
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    ciao
    innanzitutto ti ringrazio per gli auguri, spero davvero di acquisire l'apertura mentale e l'empatia che evidentemente a molti medici (e non solo) manca e che sicuramente assume un valore importantissimo nella cura del PAZIENTE (e quindi della persona come individuo, non della malattia).

    il medico fisiatra (che tra l'altro è il mestiere che desidero praticare in futuro) ha sicuramente ragione per molti aspetti.
    la mente influenza senza dubbio la manifestazione clinica di numerose patologie nonchè la loro evoluzione e questo è dimostrato soprattutto per quanto riguarda le malattie autoimmuni.
    è anche vero però che difficilmente un reumatologo prescrive una terapia a base di immunosoppressori (non conosco il dosaggio nel tuo caso) ad un 20enne senza l'evidenza o quantomeno il forte sospetto che ne abbia bisogno (e quindi che i benefici derivanti dall'assunzione superino gli effetti collaterali).
    nel caso dell'artrite reumatoide (che comunque non è sempre di facile diagnosi e che può associarsi ad altre patologie) esistono delle linee guida internazionali per fare diagnosi, in particolare il criterio clinico (cito da Wikipedia per pigrizia di andare a prendere il mio libro di reumato ma le informazioni sono le stesse):
    "...è necessaria la presenza di almeno 4 di questi criteri per poter formulare una diagnosi di probabilità di artrite reumatoide:
    rigidità mattutina della durata di almeno 1 ora,
    artrite a livello di 3 o più articolazioni,
    artrite delle articolazioni della mano,
    artrite simmetrica,
    noduli reumatoidi cutanei,
    positività al test Fattore Reumatoide (FR),
    alterazioni radiologiche.

    I test più utili per la diagnosi di artrite reumatoide sono: anticorpi anti citrullina (CCP), Fattore Reumatoide, Ves, PCR. La ricerca degli anticorpi anticitrullina ha una elevatissima specificità e sensibilità diagnostica."

    io penso che negli esami che hai sicuramente effettuato fossero presenti alcuni di questi criteri diagnostici.

    per quanto riguarda l'allenamento, come già detto, io sono daccordo con Eraser, che in realtà è il VERO terapista, con esperienza pratica su atleti di diverse età e discipline.
    nello specifico non so di quanto tempo tu disponga e quali siano i volumi di lavoro indicati nel tuo caso (che in ogni caso devono essere raggiunti in modo graduale), probabilmente (ma Eraser potrà correggermi in base alla sua esperienza), 2 sedute di pesi (magari in fullbody o separando i muscoli della parte superiore del tronco da quelli della parte inferiore) + 2 sedute di nuoto potrebbero essere un sostenibili e anche gradevoli.

  8. #8
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    ok! cmq per le sedute di nuoto ci siamo , inizierò sicuramente con 2 alla settimana anche se non ero abituato a lavori molto intensi

    per quanto riguarda l'allenamento con i pesi , mi sembra di capire che la scheda non va tanto bene...non potreste farmi un esempio di come potrei impostare un lavoro nel mio caso?
    l'unica cosa che vorrei fare (e la mia scheda si baserebbe in parte su quello) è cercare di rinforzare la schiena,soprattutto quei muscoli che tendono a "fissarmi" le scapole e a tenere le spalle belle basse e indietro,dal momento che una postura meglio bilanciata mi aiuterebbe sicuramente per quanto riguarda il dolore


    ho dimenticato inoltre di includere nella scheda che ho postato le iperestensioni per il busto (mi ricordo che una delle poche cose buone che il mio trainer mi fece fare furono delle estensioni del busto a terra,sdraiato prono,con un gymstick,tornai a casa dritto come non mai,sensazione piacevolissima mai più provata!! :P) e degli esercizi per gli extrarotatori delle spalle(l'atrite nel mio caso colpisce in modo particolare spalle e ginocchia , e l'infiammazione secondo il mio medico è accentuata dal fatto che tendo a "interiorizzare" le spalle)

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