Risultati da 1 a 8 di 8

Discussione: Stretching Nuove Frontiere

  1. #1
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    Molto dubbioso Stretching Nuove Frontiere

    Proveniente dalla cultura dell’aerobica americana, lo stretching è approdato in Europa e in Italia seguendo il percorso tipico delle mode, l’etimologia della parola deriva dall’inglese “To Stretch" che in italiano significa allungamento. Inventato da Bob Anderson, esso consiste nel portare lentamente al limite del campo di allungamento il muscolo o le aree muscolari interessate. Da alcuni decenni è entrato a far parte di tutti i programmi di allenamento, sia per sport di potenza che per sport di resistenza, prima, durante e dopo la prestazione. Negli ultimi tempi però molte evidenze scientifiche sono contraddittorie alla didattica internazionale sul tema riguardante una branca dello stretching quello “statico”. Diversi articoli pubblicati sulla più autorevole rivista scientifica sulla ricerca nelle Attività Motorie, ovvero Scuola dello Sport CONI, mette in evidenza alcune ricerche provenienti dalle maggiori Università Europee. Gli studi si riferiscono alle discipline di forza e potenza, quindi non è attendibile nelle discipline di resistenza e nelle discipline in cui è richiesta una grande escursione articolare (danza, arti marziali, ginnastica). Vengono disattesi alcuni influssi benefici che lo stretching ha sull’organismo, ciò non significa che d’ora in avanti si debbano ripudiare in blocco gli esercizi di allungamento. Diversi studi hanno riscontrato la diminuzione del salto in alto verticale dopo avere eseguito esercizi di riscaldamento con allungamento. Alcuni autori spiegano l’effetto negativo dello stretching sulla performance, (quando viene eseguito prima del riscaldamento) dando un nome a questo fenomeno ovvero “creeping”, in pratica durante un esercizio di stiramento ampio e prolungato il tendine si allunga, ciò dispone le fibre in allineamento, mentre esse solitamente hanno un orientamento obliquo, si spiegherebbe così il guadagno in allungamento, che tuttavia si accompagna ad una minore capacità di immagazzinare energia elastica. Per quanto riguarda lo stretching utilizzato per prevenire i traumi, alcuni autori hanno dimostrato che gli stiramenti passivi sottopongono i muscoli interessati a tensioni equivalenti a tensioni muscolari massimali, le strutture elastiche passive del sarcomero (titina) sono molto sollecitate e aumenta la possibilità che subiscano dei microtraumi, si ritiene che ciò costituisca un rischio per la gara. Infine si utilizza molto lo stretching dopo l’allenamento per “defaticare” il muscolo, ma anche su questo aspetto alcune ricerche sono contraddittorie, difatti è emerso che, “Gli stiramenti di tipo statico comprimendo i capillari, ostacolano l’afflusso di sangue e ciò comporta una diminuzione della rigenerazione proprio nei muscoli che più necessitano di recupero”.
    Dott. Andrea CANTELMI Chinesiologo

  2. #2
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    Questa storia è passata di forum in forum qui è arrivata in ritardo.
    Personalmente credo che chi trae le conclusioni di cui sopra, non sa organizzare una seduta di stretching (sia per il warm up che per il defatigamento/recupero).
    Negli studi, gli unici stretch presi in considerazione sono lo statico e il PNF, mentre ci sono metodiche più avanzate, quali AIS, MAT, MET, Dinamico, fasciale, microstretching, che possono aiutare dove altri stretching falliscono.
    Poi, i protocolli di lavoro sono svariati e uniscono sia sequenze di allungamento, che metodiche diverse, al fine di ottenere la maggiore liberazione/mobilità articolare.
    Quest'ultima frase:“Gli stiramenti di tipo statico comprimendo i capillari, ostacolano l’afflusso di sangue e ciò comporta una diminuzione della rigenerazione proprio nei muscoli che più necessitano di recupero”. evidenzia l'enorme lacuna che c'è nel mondo scientifco per quanto riguarda lo stretching.
    Chi fa gli studi dovrebbe in primis farli sul campo, con atleti di livello e poi non per periodi lunghi 4-6 settimane, dove un campione casuale di atleti che in genere tralascia l'allungamento, non potrà mai trarne beneficio, soprattutto se usano le metodiche alla Anderson, che sono datate e probabilmente più adeguate per chi è interessato ad un livello di fitness base.

    Lo stretching previene gli infortuni per il semplice motivo che se fatto bene, resetta il tono muscolare alterato dagli allenamenti intensi (ciò ha una influenza sui segnali afferenti verso il SNC), ripristina o determina un miglioramento del ROM muscolare (un muscolo che lavora al suo pieno ROM è un muscolo sano), aiuta nei problemi posturali lievi, funge da attivatore del SN (tecniche specifiche di attivazione), aiuta a rilassarsi e a decoaptare le articolazioni (sia periferiche che vertebrali).
    Insomma, è utile e non ci piove.
    Se poi viene fatto alla "cavolo" non si ottengono i risultati sperati.

    Poi, mettere un articolo così, senza nemmeno un commento, come primo post effettuato (l'utente è nuovo) sa molto di provocazione.

    Tra gli "armchair expert" e i "pratictioner" c'è una differenza abissale.

    PS: Tutti i velocisti di livello fanno circa 1 ora di warmup ad allenamento che include lo stretching sia esso statico che dinamico ed esercizi di mobilità.
    Chi è "deficiente" da questo punto di vista, si nota subito sul tavolo terapeutico.
    Ultima modifica di Armando Vinci; 29-07-2006 alle 04:25 AM

  3. #3
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    Predefinito Niente allarmismi!

    Salve scusate per aver omesso le premesse, le ho escluse come diceva il moderatore forse un po’ provocatoriamente, per far ragionare la comunità che ruota intorno al fitness alla chinesiologia, agli sport, per guardare oltre, e basarsi solo su evidenze scientifiche, e dato che lo studio compiuto da varie Università Europee, tra l’altro è specifico su sport di potenza e non su sport di resistenza o in sport che hanno bisogno di grandi escursioni articolari, per essere più specifici sono stati eseguiti 2 test l’ SJ (squat jump Salto con partenza a 90°) e il CmJ ( Counter Mouvement Jump Salto con piegamento estensione concatenati) nel Gruppo A che ha effettuato un Riscaldamento generale senza eseguire nessun esercizio di stretching si sono avute le prestazioni più elevate, a differenza del Gruppo B che ha eseguito Riscaldamento e il comunissimo Stretching Statico, ulteriore perdita di performance vi è stato nel Gruppo C il quale ha eseguito Riscaldamento e uno stretching un po’ più di recente il PNF.
    • Sono concorde sul fatto che i test dovrebbero essere effettuati su atleti, ma ciò non deve farci accettare ciecamente risultati che per l’appunto non hanno mai dimostrato l’efficienza dello stretching, inoltre in tutti i casi trattati nei vari studi condotti separatamente in diverse Università Europee, i risultati hanno portato alle stesse conclusioni. Tra l’altro da alcune misurazioni è emerso che in un esercizio di stretching si raggiungono tensioni massimali sul muscolo quindi comunque deve essere considerato un vero e proprio esercizio a se stante, è ovvio che in casi di squilibrio muscolare sarà efficace ristabilire il rom, con ovvi influssi benefici sul sistema propriocettivo. Per quanto riguarda i velocisti che per un’ora si riscaldano eseguendo esercizi di stretching, spesso non si sa l’obiettivo che si vuol raggiungere difatti eseguire un warm-up a ritmi blandi unitamente ad esercizi di stretching innalza la temperatura (misurando la temperatura utilizzando un termometro auricolare ad infrarossi ThermoScan pro 1 Fa BRAUN, poichè la Membrana Timpanica ha lo stesso rifornimento dell’ipotalamo centro di regolazione della temperatura corporea) di 0,6 ° C, ben lontana dalla temperatura ottimale di 39° C (I processi che si svolgono nella cellula si accelerano del 13% per ogni grado di aumento della temperatura fino a 39°), questo articolo relativo al riscaldamento ottimale lo troverete sul mio sito all’indirizzo http://www.netfriend.it/offlimits/home.asp?pg=725
    Per quanto riguarda l’articolo sullo stretching questi sono alcuni riferimenti bibliografici
    Utilizzo indiscriminato prima, durante e dopo la performance
    Nuove evidenze scientifiche (Cometti Facoltà Scienza dello Sport Digione, S.M. Milano, Finlandia, Germania Svezia )
    Sds Anno XXIII N° 62-62 Lug.-Dic 2004 Pag. 33-36 Stretching e performance sportiva)
    Diminuzione Salto Verticale
    Knudson e Coll. 2001
    Church e coll. 2001
    Cornwell e coll. 2002
    Shier 2004
    Grazie e scusate per l’intervento, che comunque noto che sta ottenendo lo scopo che mi ero prefisso ovvero quello di far ragionare la comunità.
    Andrea Cantelmi
    Ultima modifica di Armando Vinci; 30-07-2006 alle 01:11 PM

  4. #4
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    L'articolo (perchè quello è) di Cometti equivale a raggruppare le evidenze scientifiche senza che tutte le "evidenze" siano state messe in "evidenza".

    E' un pò come voler guardare forzatamente in una direzione senza tentare nemmeno di girare di qualche grado la testa per vedere cosa c'è intorno.

    Gli studi che propongono sono talmente ridicoli che non vale la pena nemmeno di leggerli.
    Il motivo è semplice e non va neanche analizzato, poichè l'evidenza è così palese che farci studi su studi è un buon modo per far vedere che si è occupati e ricevere fondi.
    Non ci volevano gli scienziati (e nemmeno questo intervento) per capire che facendo il solito, noiso e anche inadeguato stretching statico, con tenute oltre i 6 secondi, al massimo allungamento possibile per l'atleta, questi, quando va a tentare esercizi di potenza, fallisce miseramente.
    E' un normale meccanismo di inibizione.

    Il punto è che lo stretching ha anch'esso delle regole, atte ad eliminare, minimizzare o accentuare tali inibizioni.
    Poi, l'era dello spingersi alla morte, al limite dell'allungamento, è superata.
    Proporre gli articoli di cui sopra, perchè per me non sono studi (o meglio non li chiamerei studi, sembra l'esplorazione del mondo di un bambino, che scopre le ovvietà), serve solo a far fare passi indietro e non avanti.
    Serve a far porre domande che portano verso strade "caotiche", complesse e spesso senza uscita.

    Se lo stretching viene fatto bene, non c'è nessuna perdita di forza/potenza durante le attività e questo è dimostrabile sempre.

    Poi, per i velocisti, ti cito "Per quanto riguarda i velocisti che per un’ora si riscaldano eseguendo esercizi di stretching, spesso non si sa l’obiettivo che si vuol raggiungere difatti eseguire un warm-up a ritmi blandi unitamente ad esercizi di stretching innalza la temperatura di 0,6 ° C, ben lontana dalla temperatura ottimale di 39° C..." non so chi velocisti frequenti, ma questa affermazione è completamente fuori luogo.
    Gli sprinter sanno dove vanno e sanno cosa fanno, anche perchè seguiti da allenatori di un certo livello.
    Se poi si parla di sprinter di basso livello, il discorso non tiene poichè si deve ragionare per capacità (in tutti i sensi) e non per incapacità!

    Pessimo articolo, pessime conclusioni, pessimi studi, lungo un accidente, noiso, ripetitivo e poco pratico.

    Potevano risparmiarselo.

  5. #5
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    una cosa del genere la sostiene anche poliquin.
    Pensa te

    Del resto uno che afferma che si cresce anche con una dieta ipocalorica lascia molti dubbi.

  6. #6
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    Esplicita meglio.

    Si può crescere anche con una ipocalorica, è difficile, ma non è impossibile.
    Poliquin è anche un businessman ma ha buone idee ed è una ottima fonte di infos.

  7. #7
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    Non fatemi parlare Rispetto per le ricerche nelle attività motorie

    Non mi sembra che l’articolo sia così scadente, sia per le i riscontri positivi generati “sugli altri forum”, sia perché i “comuni atleti” che poi sono la maggior parte effettuano ancora sedute estenuanti di stretching statico in qualsiasi posto del mondo, basta guardarsi intorno (parchi piste di atletica palestre), e non essere ciechi, come chinesiologhi bisogna attuare un Codice Deontologico, quindi se ci sta il minimo dubbio è meglio parlarne in maniera costruttiva, e non criticare in tutti i sensi sia l’articolo che il sottoscritto. Gli atleti di elitè sono una minima parte e spesso si allenano a sensazione, senza rispettare le moderne regole dell’allenamento, ovviamente vi sono delle eccezioni, che purtroppo in Italia sono poche dato che per un’anomalia italica, ci si può affidare ad operatori non qualificati (in possesso di ISEF o LSM) difatti mentre in Europa tra i 7 e gli 11 anni , si pratica sport a scuola con insegnanti qualificati, in Italia (ultima in Europa per numero di ore di educazione fisica) si ha il primo contatto con le società sportive, le quali con il tacito assenso Del CONI si affidano ad operatori improvvisati, con evidenti possibili ripercussioni sugli utenti, tra l’altro per le scuole primarie non esiste l’insegnante di EF, massimo rispetto per la CAPDI portatrice di cultura dell’attività motoria in Italia dell’EUPEA con lo slogan , andrea cantelmi NO EDUCATION WITHOUT PHYSICAL EDUCATION

  8. #8
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    E' scadente se si fa riferimento al materiale che c'è in giro, alle vere ricerche e alla pratica sul campo.
    Se poi si fa riferimento a ciò che accade SOLO in Italia, allora è un buon articolo, ok, l'ho detto è un buon articolo!

    Ripeto, nella mia esperienza con gli atleti, nessuno si allena "a sensazione", non so chi vedi, frequenti o conosci, ma a certi livelli non avviene quanto dici, anzi tutto è programmato minuziosamente, si passano le notti insonni a confrontare dati, analisi ecc...

    Ripeto, la colpa è del sistema e della solita mentalità chiusa italiana verso le innovazioni, siamo ancora a far fare il test Conconi ai tennisti e addiruttura mi hanno detto che lo fanno quelli del tiro a piattello!
    Vergogna!

    Altro che educazione, qui ci vorrebbe l'ospedale psichiatrico per queste persone!

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